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“Erano gli anni settanta e mio padre si costruì un ristorante per assecondare la sua voglia di mangiare e bere bene soprattutto in compagnia i amici e parenti e, come tutte le cose create con passione, ebbe un grande successo. Ma le attività a carattere familiare se non hanno un adeguato ricambio generazionale sono destinate ad un lento declino. Inevitabilmente è successo anche a noi, visto che i miei fratelli avevano scelto altre strade ed io, giovanissimo, studiavo ancora alla scuola alberghiera di Formia. Nel frattempo il ristorante ha visto altre gestioni. Nel 1990, terminati gli studi, ho rilevato la precedente gestione e da allora vi ho riposto tutta la mia fiducia, il mio impegno e la mia passione. Poi nel 1997 entra nella ia vita Michela e con lei ho intrapreso un nuovo cammino. Insieme abbiamo affrontato momenti difficili legati ad una serie di fattori tutti negativi: la clientela storica di mio padre si era ormai assottigliata, io che cercavo e volevo dare un taglio diverso ai nostri piatti e farli diventare sempre più a base di pesce con un preciso richiamo ed una valorizzazione comunque dei prodotti locali e la grande decisione di occuparmi in prima persona della cucina, visto che per la sala potevo contare sull’aiuto di mia moglie. I primi anni non è stato facile dare una svolta al locale, soprattutto quando affacciandomi dalla cucina vedevo la sala vuota e la domanda che mi ponevo era quella se avessi fatto o no la scelta giusta. Comunque ci credevamo ed insieme avevamo la determinazione giusta per andare avanti e bastavano i complimenti da parte dei clienti per darci la forza di affrontare enormi sacrifici lavorando tanti anni a “zero guadagni”. Finalmente nel 2001 arrivano i primi riconoscimenti da parte delle guide gastronomiche e sono anche gli anni in cui la gente inizia a conoscere e cercare una cucina non più di quantità ma di qualità e con il passare del tempo siamo riusciti a farci apprezzare per la nostra serietà e coerenza nella proposta gastronomica.”
Il ristorante “il Funghetto” nasce dall’esigenza della famiglia Lombardi di avere un luogo più comodo e funzionale per ritrovarsi nelle festività e nelle periodiche occasioni di famiglia, poichè, negli anni ’70 contava circa un’ottantina di persone tra grandi e piccoli.
Anche se ero molto piccolo, ricordo ancora quei serpentoni di tavolate a casa della zia di turno ospitante e le varie stanze occupate da tavolini e sedie in quelle interminabili giornate di festa dove il cibo, servito in quantità industriale, serviva soprattutto a sfamare la mente dai ricordi di una povertà post guerra al benessere finalmente raggiunto. Chi, con non poca emozione ricorda quelle feste dove c’era veramente poco, una poesia detta in piedi su una sedia per racimolare qualche spicciolo e poi a giocare e condividere quell’unico gioco che avevamo. Un posto dove giocavamo spesso vicino casa, soprattutto quando pioveva, era una vecchia stalla del podere di bonifica del 1932 O.N.C. ormai in disuso e usata come deposito attrezzi.

All’inizio di un nuovo anno cominciarono i lavori di ristrutturazione di quel luogo, ricordo quasi tutti i componenti di quella piccola azienda edile a carattere familiare, compresi i falegnami, lattonieri e poi via via elettricisti idraulici e sì parché tutte le sere era una festa, stava nascendo un luogo che aggregava che tanti amici insieme stavano realizzando. Era fine luglio del 1973 quando, di ritorno da una piccola vacanza dai parenti del paese di mia madre, capii che c’era una grande novità in famiglia.

Mio fratello mi portò nel garage e mi fece vedere una montagna di sedie e tavoli nuovi e poi ancora altalene enormi, scivoli e ancora giochi per bambini, cosa assai rara per quei tempi, perché non esisteva¬no i giochi per bambini nei giardini pubblici, gli chiesi il perché di quelle cose e mi disse papà aprirà un ristorante.
E fu così che ad agosto iniziò quest’avventura, in quegli anni la gente mangiava veramente tanto, ricordo il cesto dei salumi, portati a tavola con tagliere e coltello fai da te, le specialità tradizionali del nostro territo-rio, i ravioli di mia madre, le penne al castrato un ragù di agnello. che ha cresciuto generazioni e generazioni e poi le grigliate di carne infinite.

La Cosa più sorprendente era il vino della casa, Grignolino e Barbera del Monferrato Casalese prodotto da una piccola azienda locale piemontese.

Ecco, quando cresci in un’attività come il ristorante respiri quotidiana-mente il sacrificio, il duro lavoro ma anche tante soddisfazioni di clienti de puntualmente diventano amici e ti portano le loro famiglie per festeggiare insieme. È a quel punto che o scappi o ne rimani affascina¬to. Come si sa, le imprese familiari, se non hanno il ricambio generazio-nale sono destinate a finire.
A dire il vero, nella conduzione del locale ci sono, negli anni, passati un po’ tutti, da mio fratello a mia sorella, ma poi le loro scelte li hanno portati altrove, ma anche gestioni di altri personaggi che hanno poi traghettato il ristorante fino a qualche anno prima degli anni 90, dove, dopo una parentesi di gestione insieme ai miei sono rimasto solo. Appunto, ero solo, quindi la cosa importante era ricevere i clienti e coccolarli nel giusto modo, ma col tempo mi accorsi che non bastava, la cucina non era al passo con la sala.

Dopo vari chef susseguitesi mi resi conto che la cucina che io avevo in mente me la dovevo fare da solo. È a questo punto della vita di ogni uomo che entra in campo una donna che per amore sposa anche la sua follia nel seguirlo nel sogno di realizzare un luogo che non sia solo un commercio di cibo ma anche un luogo dove sentirsi a casa, accolti e consigliati per vivere un’espe¬rienza di cibo che il nostro magnifico territorio sa donarci.

Da autodidatta quale sono, mi resi subito conto che il lavoro da fare era veramente tanto ma la passione e l’amore ti fanno andare sempre oltre gli ostacoli che normalmente si incontrano e quindi tanto studio e tanti sacrifici che ancora oggi continuiamo a fare insieme, continuando a tracciare quella strada che i nostri genitori ci hanno insegnato e che noi continuiamo a seguire perché nel frattempo sono arrivati tre figli meravigliosi che stanno crescendo, il primo Jacopo sta iniziando il suo percorso professionale da chef. Oggi il ristorante “il Funghetto, è considerato dai professionisti del settore, una garanzia di qualità che continua da più di trent’anni. La linea di cucina è prevalentemente di pesce ma la campagna, con le verdure e gli ortaggi e le carni hanno il loro spazio per dar vita a una cucina divertente e appagante, a volte insolita, ma sempre equilibrata e propensa a mantenere inalterata la qualità della materia acquistata.

La domanda a questo punto nasce spontanea, ma perché Funghet¬to”? Se è una cucina principalmente di pesce? Mio padre lo chiamò così, perché il padre dopo le varie guerre fatte in Spagna, Africa e Grecia, dove morì, probabilmente mangiò un fungo avvelenato. Sono passati cinquant’anni e, ora che è diventato un ristorante di riferimento regionale, non mi sembra il caso di cambiargli il nome, del resto un buon marinaio non cambia mai il nome alla sua barca.